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E per scoprirle, ci si può affidare a test come l’analisi del capello?

Pur non essendoci evidenze scientifiche che supportino tali teorie, è facile essere indotti a credere che le intolleranze alimentari siano “la causa di tutti i mali” e pensare che sia altrettanto semplice diagnosticarle approfittando delle allettanti offerte che quotidianamente vengono proposte navigando su popolari siti web.

Infatti è sempre più frequente il ricorso a test “alternativi” che propongono di identificare, con metodiche diverse da quelle basate su evidenze scientifiche, i cibi responsabili di allergie o di “intolleranze” alimentari.

A fare un po’ di chiarezza ci aiuta un documento condiviso dalla Società di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip) .
Gli esperti segnalano che le diagnosi di allergie e intolleranze alimentari devono essere affidate a figure specialistiche le quali seguono un preciso iter che prevede in primis l’anamnesi del paziente e poi la scelta e l’utilizzo di test diversi in base all’ipotesi di diagnosi, per esempio i prick test cutanei, il dosaggio delle IgE (immunoglobuline) specifiche per gli alimenti e quello degli anticorpi per il glutine piuttosto che il breath test per il lattosio.

I test complementari e alternativi (biorisonanza, iridologia, kinesiologia applicata, analisi del capello, pulse test, strenght test, vega test, riflesso cardio auricolare, dosaggi delle IgG 4, test citotossico, etc..) invece, sono metodiche che, sottoposte a valutazione clinica attraverso studi controllati, si sono dimostrate prive di credibilità scientifica e validità clinica.

Per approfondimenti:

https://www.siaip.it/upload/1984_Documento_Alimentazione_e_stili_di_vita_.pdf